Gli editori a pagamento seri esistono davvero, o sono un’ingenua fantasia degli scrittori più inesperti? Ecco come stanno le cose.
I professionisti editoriali freelance non si limitano a correggere testi: spesso si prendono a cuore la sorte dei loro autori.
È sempre una grande emozione quando un cliente viene da noi e ci dice, entusiasta:
«Mi ha appena scritto un editore interessato al mio libro! Sostiene che è meraviglioso, che sono il nuovo Italo Calvino e che mi pubblicherà tra un mese!».
L’euforia, però, scema subito quando realizziamo che non si tratta di editoria tradizionale, ma della cosiddetta EAP (editoria a pagamento).
A questo punto, cosa possiamo consigliare al nostro autore? Gli proponiamo di rifiutare la proposta, o c’è qualche probabilità che esistano editori a pagamento seri ai quali affidarsi? Rispondiamo subito a queste domande.
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I 3 requisiti degli editori a pagamento seri
La verità è che potrebbero anche esistere editori a pagamento seri. Ma, per esserlo, dovrebbero rispondere a requisiti ben precisi.
Un editore a pagamento è serio se…
1. Rende conto all’autore di come utilizza i soldi che gli chiede.
Se entrambe le parti investono denaro, allora deve esserci trasparenza. Autore e editore diventano soci, quindi è necessario che il rapporto sia alla pari.
L’editore a pagamento ha il dovere di spiegare come verranno investiti i soldi dello scrittore, per quali servizi e con quali tempistiche.
Le domande da porre alla casa editrice sono diverse: vengono garantite tutte le lavorazioni editoriali, ovvero editing, correzione di bozze, impaginazione, revisione dell’impaginato, grafica professionale della copertina? Il libro verrà promosso sul mercato? Verrà distribuito nelle librerie, se sì quali?
2. Offre servizi di qualità.
Chi ha lavorato con autori pubblicati da editori a pagamento ha visto cose inenarrabili.
Cover create in tutta fretta con Paint 1998.
Editing di centinaia di cartelle eseguiti in una manciata di giorni.
Correzioni di bozze che non solo hanno lasciato tutti i refusi nel testo, ma li hanno anche incrementati.
Se l’editore ha già percepito una certa somma dall’autore, infatti, può non essere motivato a lavorare sul dattiloscritto con la dovuta attenzione. Oramai ha raggranellato il suo guadagno, perché dovrebbe impegnarsi a perfezionare, promuovere e distribuire il libro?
Occorre quindi valutare con attenzione la qualità dei servizi offerti, cercando opinioni in rete, analizzando gli estratti e la veste editoriale dei libri pubblicati, controllando i canali nei quali vengono promossi e distribuiti.
3. Offre royalties più alte rispetto a una casa editrice free.
Le royalties che un autore percepisce da un editore a pagamento non potranno mai essere le stesse di un editore tradizionale.
Una CE free si assume un certo rischio d’impresa: paga in anticipo i professionisti editoriali che lavorano sul testo, investe sulla promozione e sulla distribuzione del libro (o almeno, dovrebbe farlo). È ovvio che dovrà rientrare nei costi tramite una determinata percentuale di guadagno su ciascuna vendita.
L’editore a pagamento, invece, non ha rischio d’impresa e non deve fare investimenti. Il suo guadagno avviene a monte della vendita, perciò non può pretendere le medesime royalties di chi anticipa denaro sul progetto.
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Ma quindi, esistono editori a pagamento seri?
Il futuro dell’editoria, forse, potrebbe basarsi proprio su una collaborazione alla pari tra autore e CE, nella quale le due parti diventano socie in affari.
L’autore offre la sua opera, l’editore le lavorazioni sul testo, la promozione e la distribuzione; costi e guadagni sono divisi in modo equo.
Il tutto, però, va gestito in modo onesto.
Esistono, attualmente, case editrici a pagamento che ragionano in questo modo? Non abbiamo nomi da fare, perché trovare realtà simili è un’impresa molto difficile (se non impossibile). Se avete qualche CE da suggerirci, potete condividerla sulla community gratuita EDIGHO | Formazione Editoriale.
Nel frattempo, cosa consigliare ai nostri autori? Ebbene, se si trovano davanti a EAP che non rispondono ai tre requisiti elencati, meglio evitare questa modalità di pubblicazione.
Se lo scrittore ha soldi da capitalizzare, è molto più fruttuoso investirli in una buona agenzia di servizi editoriali o in un team di professionisti freelance, che sono motivati a svolgere il loro lavoro nel migliore dei modi e non percepiscono nessuna percentuale sulle royalties.