Come sono nati i libri e come si sono evoluti nel corso dei secoli
La storia del libro si può dividere in tre grandi fasi: la prima riguarda il libro manoscritto, la seconda il libro stampato e la terza il libro digitale.
Ma quando nasce questo splendido oggetto del desiderio, che fa brillare gli occhi di tutti noi bibliofili? E quali sono le tappe fondamentali per la sua evoluzione? Scopriamolo subito!
Quando sono nati i libri?
Per rispondere a questa domanda, dobbiamo prima analizzare la definizione di ‘libro’: secondo Treccani, si tratta di un complesso di fogli stampati o manoscritti ‘cuciti insieme così da formare un volume, fornito di copertina o rilegato’.
Se parliamo di libri, quindi, dobbiamo riferirci a una raccolta di fogli tenuti insieme da una copertina, da una rilegatura o da entrambi. Tale definizione esclude i primissimi supporti di scrittura, ovvero le tavolette in pietra o argilla, i pezzi d’osso, i gusci di animali, le lastre di legno e corteccia eccetera.
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Rotulus (o volumen), papiro e pergamena
La nostra storia del libro inizia con l’antenato dell’oggetto descritto da Treccani, ovvero il rotulus o volumen: una striscia di papiro o pergamena avvolta sul suo bastone di legno.
I primi rotuli erano in papiro, un materiale ricavato da una pianta palustre (Cyperus papyrus) molto diffusa nell’antico Egitto, che infatti ne divenne il massimo produttore a partire dal IV millennio a.C. circa.
Il problema del papiro era la sua fragilità, soprattutto se conservato in ambienti troppo umidi o, al contrario, troppo secchi.
Nella tarda antichità (V secolo) si affermò così un altro tipo di supporto, molto più resistente: la pergamena, ricavata da pelli di pecora, capra o vitello.
Il passaggio dal rotulus al codex
Il codex si affermò nel mondo latino fra il II e il IV secolo d.C., primeggiando sul rotulus grazie alla maggiore praticità di lettura e di consultazione.
È costituito da fogli piegati e cuciti in fascicoli: la sua struttura, insomma, è quella del classico libro che siamo abituati a sfogliare in epoca contemporanea.
La rivoluzione della carta
A partire dal secolo XII la pergamena fu gradualmente sostituita dalla carta, materiale prodotto dalla macerazione dei tessuti.
Il processo non fu indolore, anzi! La sua deperibilità fu oggetto di aspre polemiche, poiché non era ritenuta adatta a conservare a lungo il sapere, come invece avveniva con la più resistente pergamena. Federico II, ad esempio, ne proibì l’uso negli atti pubblici in un editto del 1221.
Ciò nonostante, l’avanzata della carta fu sempre più inarrestabile, fino a soppiantare del tutto i supporti membranacei. Furono le sue caratteristiche di leggerezza ed economicità a decretarne il successo.
L’introduzione della stampa
Come tutti sappiamo, il padre della tipografia moderna fu Johann Gutenberg, che utilizzò i caratteri a stampa per la prima volta in Europa tra il 1436 e il 1440.
Alla Germania spetta la paternità dell’innovazione, è vero, ma è in Italia che questa tecnica si diffuse per produrre volumi su larga scala.
Quello dei libri diventò così un business a tutti gli effetti, per finire con il trasformarsi in ‘un’editoria di quantità, tutta orientata all’utile economico’, citando Breve storia del libro (a modo mio) di Andrea Kerbaker.
E così è stato fino al passaggio tra il 1700 il 1800, quando entra in gioco una figura che per la storia del libro e dell’editoria è fondamentale, ovvero quella di Giambattista Bodoni.
Giambattista Bodoni
Giambattista Bodoni era un tipografo di Parma che decise di rendere nuovamente elitaria la produzione libraria, riportando in vita i criteri estetici e grafici che appartenevano a una tradizione secolare. Tradizione che partiva dalle grandi tipografie veneziane del ‘500 e da Aldo Manuzio, ma che poi si era persa, appunto, a favore di questioni più pratiche.
A Bodoni si deve una serie di cambiamenti importanti anche nelle tecniche di stampa (pensiamo alla litografia), e questa è una bellissima contraddizione: la produzione libraria si fa più elitaria ma, allo stesso tempo, diventa più democratica.
L’editoria e la sua produzione iniziano a diventare importanti per la vita della società, a non essere più un lusso destinato a pochi, nonostante ci sia un’attenzione sempre più particolare nei confronti del prodotto finale.
Successive tappe della storia del libro
Il settore della produzione editoriale esplode definitivamente con la rivoluzione industriale e l’avvento delle macchine da stampa a vapore, seguite dalle macchine tipografiche monotipo e linotipo.
Altro momento importante nel nostro Paese sarà poi l’Unità d’Italia, quando la riforma scolastica sancirà quella che si definisce ormai una produzione industriale, e quindi la vittoria dell’editoria di massa su quella elitaria, con conseguente bacino di lettori sempre più ampio.
È a questo punto che il libro, l’oggetto libro, diventa una merce. Una merce che si può vendere e si può comprare: inizia a fiorire il mercato editoriale vero e proprio, con la sua filiera.
La crescita del settore dura almeno fino a quando non entra in campo la televisione, che ruba una grande fetta di attenzione al libro.
Nonostante ciò, non è la televisione che uccide la letteratura: infatti l’editoria resiste alla seconda guerra mondiale e poi, durante il boom economico che ne segue, accelera la produzione in modo esponenziale. E non cade neppure davanti all’avvento delle nuove tecnologie o alla rivoluzione digitale.
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Nuove frontiere: eBook e audiobook
Ed eccoci all’ultima tappa del libro, la più recente: la fase digitale.
Ormai eBook e audiobook sono diventati realtà di tutti i giorni… nonostante le proteste di molti lettori, che a ben guardare ricordano un po’ le resistenze emerse durante il passaggio dalla pergamena alla carta!
L’evoluzione del libro va avanti e, come ogni trasformazione, non può essere indolore. Non tutti amano leggere su supporto digitale e non tutti riescono a seguire un libro recitato ad alta voce.
La carta, al momento, non è stata affatto soppiantata dalle nuove tecnologie: per ora rimane il supporto di lettura più apprezzato.
Avverrà mai la sostituzione totale del libro stampato, a favore di quello digitale? Non possiamo dirlo con certezza, staremo a vedere. Nel frattempo, noi Edighers ci teniamo stretti i nostri volumi cartacei, ma guardiamo anche con molta curiosità alle nuove frontiere dell’editoria digitale, capaci di aprire scenari inediti e possibilità interessanti a lettori e professionisti del settore.
Libri… sulla storia del libro!
Se volete approfondire gli argomenti trattati, Edigho vi consiglia due agili volumi:
- Breve storia del libro (a modo mio) di Andrea Kerbaker, edito da Ponte alle Grazie. È un testo brioso e piacevole: non è sicuramente un trattato tecnico (non crediamo aspiri a esserlo dal momento che parla molto dell’autore, e questo è piuttosto strano per un saggio di questo genere!), però aiuta a ripercorrere questa storia lunghissima in modo fresco e leggero;
- di tutt’altro tenore è Breve storia della scrittura e del libro di Bertolo, Cherubini, Inglese, Miglio, edito da Carocci Editore per la collana Bussole. Un testo ancora più breve ma dall’impostazione scolastica, apprezzabile per la suddivisione molto chiara delle fasi che portano dal papiro al libro moderno.
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