Per definizione, un testo narrativo deve trasmettere al lettore delle informazioni. In alcuni casi queste informazioni vengono fornite dal narratore in prima persona, in altre è un personaggio a raccontare ciò che osserva dal suo punto di vista.
A volte, invece, individuare un punto di vista è impossibile: in questo caso la percezione degli eventi passa in secondo piano rispetto alla vera e propria descrizione dei fatti.
Scrivere un testo narrativo, a prescindere dal genere o dal tipo di messaggio che si vuole trasmettere, presuppone sempre la scelta di un punto di vista.
Prima di mettersi a lavoro, l’autore deve decidere la modalità attraverso la quale coinvolgere i suoi lettori. Ma questo non basta: deve restare fedele alla sua scelta sempre, fino all’ultima pagina. Uno scrittore, quindi, non può ignorare questo importantissimo concetto di narratologia, così come non può ignorarlo l’editor che si occuperà del suo testo.
In questo articolo vedremo insieme cosa si intende per focalizzazione e quali sono i tre diversi tipi di focalizzazione individuati dagli studiosi. Nella seconda parte approfondiremo il concetto di focalizzazione interna con l’aiuto di alcuni esempi.
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Alla scoperta di un elemento cruciale per la narratologia: la focalizzazione
La focalizzazione è il punto di vista che l’autore di un testo narrativo adotta per presentare eventi e personaggi.
Nel momento in cui progetta il suo testo, è importante che uno scrittore sappia cosa vuol dire essere un narratore onnisciente, trasferire il suo punto di vista in un personaggio interno alla narrazione o distaccarsi completamente dai fatti raccontati.
Punti di vista differenti, infatti, presuppongono scelte stilistiche e strutture narrative diverse: soprattutto per questa ragione è importante che il testo mantenga la sua coerenza dalla prima all’ultima pagina.
Il narratore che sceglie di raccontare gli eventi dal suo punto di vista, ad esempio, deve fare attenzione a non lasciare che qualche personaggio prenda il sopravvento sul suo orizzonte percettivo, a meno che non abbia delle ragioni valide per farlo.
Essendo un elemento chiave di qualsiasi testo narrativo, è importante che anche gli editor o gli aspiranti tali sappiano riconoscere che tipo di focalizzazione è presente nel testo su cui andranno a lavorare, per riconoscere gli eventuali cambi di prospettiva improvvisi che possono mettere a repentaglio la coerenza dell’intero manoscritto, ed eventualmente aiutare l’autore a riportare l’attenzione sulle scelte fatte in partenza.
Ricordiamo che l’editor, a differenza del correttore di bozze che può svolgere il lavoro in autonomia, opera a stretto contatto con l’autore e ha la facoltà di intervenire non solo sulla forma, ma anche sui contenuti e sulla struttura di un testo: un manoscritto con problemi di focalizzazione deve essere modificato, e nei casi più complicati addirittura riscritto.
Per comprendere meglio il lavoro dell’editor, vi consigliamo la lettura dell’articolo Cosa vuol dire editare un libro? Tutto quello che c’è da sapere.
Quali sono i tre tipi di focalizzazione?
In narratologia esistono ben tre tipi di focalizzazione. Vediamoli insieme:
- focalizzazione zero: la narrazione è gestita da un narratore onnisciente che sa e dice più di qualsiasi altro personaggio. In questo caso il narratore parla in terza persona, descrive azioni e pensieri dei personaggi e conosce già l’epilogo della vicenda. Un testo con focalizzazione zero si può considerare anche non focalizzato;
- focalizzazione interna: la narrazione è gestita da un personaggio che descrive gli eventi in base al suo punto di vista. Può essere fissa, variabile o multipla;
- focalizzazione esterna: la narrazione è gestita da un narratore esterno e nascosto che sa e dice meno dei personaggi, e che si limita a descrivere ciò che avviene senza conoscere pensieri e stati d’animo di chi prende parte alla vicenda.
Queste tre tipologie di focalizzazione possono anche intrecciarsi o essere presenti contemporaneamente all’interno di uno stesso testo.
Approfondimento: la focalizzazione interna
Come abbiamo già detto, la focalizzazione interna può essere fissa, variabile o multipla. Vediamo nel dettaglio ognuna di queste tipologie.
- Si parla di focalizzazione interna fissa quando la narrazione è affidata interamente alle mani di un solo personaggio che descrive gli eventi e presenta gli altri personaggi in base al suo punto di vista. In questo caso la sua prospettiva domina sul testo dall’inizio alla fine.
- Quando all’interno di una storia si alternano punti di vista di personaggi differenti, allora abbiamo la focalizzazione interna variabile. In casi come questo le prospettive delle diverse figure focali si susseguono lungo il corso della narrazione, senza mai prevalere le une sulle altre.
- Una narrazione che contiene diverse prospettive che non si alternano come nel caso della focalizzazione interna variabile, ma che sono presenti contemporaneamente, danno luogo alla focalizzazione interna multipla. In questo caso uno stesso evento può essere narrato più volte a seconda dei punti di vista dei personaggi corrispondenti, come nel caso dei romanzi epistolari in cui i fatti vengono descritti dai diversi mittenti.
Focalizzazione interna: esempi
La focalizzazione interna fissa è tipica di tutti i romanzi autobiografici o dei testi in cui la narrazione è gestita da un unico protagonista. Uno dei testi più famosi della letteratura italiana che fa della focalizzazione interna fissa un vero e proprio punto di forza è senza dubbio il romanzo Il fu Mattia Pascal di Luigi Pirandello. Il punto di vista del protagonista emerge già dalle prime righe del romanzo:
«Una delle poche cose, anzi forse la sola ch’io sapessi di certo era questa: che mi chiamavo Mattia Pascal. E me ne approfittavo. Ogni qualvolta qualcuno de’ miei amici o conoscenti dimostrava d’aver perduto il senno fino al punto di venire da me per qualche consiglio o suggerimento, mi stringevo nelle spalle, socchiudevo gli occhi e gli rispondevo:
– Io mi chiamo Mattia Pascal.»
Nel caso della focalizzazione interna variabile le prospettive adottate sono più di una e sono presentate in successione. Ne è un esempio famoso il romanzo di Flaubert Madame Bovary, nel quale le vicende narrate sono osservate prima dal punto di vista di Emma, personaggio principale, e successivamente da Charles, il marito che irrompe più volte all’interno della narrazione e fa emergere la sua voce.
La focalizzazione multipla, al contrario della precedente, vede l’alternarsi di più punti di vista in parallelo. Uno dei testi in cui questo aspetto emerge con chiarezza è Mentre morivo di William Faulkner.
In questo romanzo si alternano in maniera vorticosa i monologhi interiori dei membri della famiglia che affrontano insieme il tragico momento della morte della madre.
Ogni personaggio – tra cui la madre stessa appena scomparsa – si ritrova a elaborare lo stesso lutto in maniera diversa, fornendo un’interpretazione soggettiva di tutto ciò che accade nel corso della vicenda. Il passaggio di prospettiva da un membro della famiglia all’altra procede con l’alternarsi dei capitoli.
In questo caso la focalizzazione multipla produce volutamente nel lettore un senso di spaesamento: dell’intera vicenda si ha una descrizione così tanto frammentata che ricostruire in maniera oggettiva il reale succedersi degli eventi diventa quasi impossibile.
L’importanza della formazione
Come abbiamo visto, lavorare su un testo è un’operazione complessa. Un aspirante editor deve saper affrontare qualsiasi tipo di difficoltà, ma soprattutto deve essere in grado di selezionare il tipo di lavorazione più adatta in base alle specificità di ogni testo.
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