Come creare un personaggio letterario? Scopriamolo insieme, con i segreti di scrittori e sceneggiatori di fama mondiale
Uno degli elementi fondamentali da valutare in fase di editing è, senza dubbio, la costruzione dei personaggi.
Sono tanti i particolari da analizzare nelle individualità che animano una storia: la coerenza delle loro azioni (se non c’è, rischiano di comportarsi out of character, ovvero in modo poco plausibile per il loro carattere), la descrizione della personalità, la presenza o meno di stereotipi e tratti macchiettistici…
Un editor, quindi, deve essere in grado di rispondere alla fatidica domanda: ‘come costruire i personaggi di un libro?’.
In questo articolo daremo molte indicazioni sull’argomento, prendendo come riferimento gli autorevoli consigli di Louisa May Alcott, Gustave Flaubert e di uno dei più influenti scrittori e sceneggiatori del mondo: Christopher Vogler, autore del celebre saggio Il viaggio dell’eroe.
Come creare personaggi a tutto tondo
Il primo suggerimento è quello di evitare di considerare i personaggi letterari in quanto tali e di vederli, al contrario, come persone vere.
Persone che si muovono nel mondo reale come noi, che come noi hanno un passato complesso, manie, virtù, difetti, segreti, ossessioni, slanci di entusiasmo e momenti di apatia.
Persone che hanno una certa postura e un certo tono di voce, che parlano usando ‘tormentoni’ linguistici, che si vestono con un preciso stile e che gesticolano in un determinato modo.
Persone che cambiano ed evolvono, o che non riescono a mutare i loro atteggiamenti perché preferiscono rimanere nella loro comfort zone.
Anche se di volta in volta possono incarnare precisi archetipi (l’Eroe, il Mentore, L’Antagonista ecc.), il ruolo che interpretano in una determinata parte della storia non li definisce in maniera statica e definitiva, perché può mutare nel corso della narrazione e – in ogni caso – si riferisce a una piccola parte del loro vissuto.
Provate a pensare a voi stessi, alla vostra vita e a quella di chi vi circonda: come vi descriverebbe uno scrittore? Quali caratteristiche metterebbe in luce?
Leggi anche: Cos’è l’Accademia della Crusca e perché si chiama così
L’intervista ai personaggi
Nel già citato Il viaggio dell’eroe, Christopher Vogler dà un ottimo suggerimento agli autori: sottoporre i personaggi principali a un’intervista immaginaria. Può essere in forma scritta o solamente nella mente dello scrittore ma, ad ogni modo, è un metodo estremamente utile e pratico per delineare le personalità che popolano la storia.
Ecco un possibile modello di intervista da sottoporre, di volta in volta, ai vari personaggi da introdurre nella narrazione (ovviamente può essere integrato con molte altre domande!):
- Qual è il tuo sogno più grande?
- C’è qualcosa di cui hai realmente bisogno?
- Cosa ti fa ridere e cosa ti fa piangere?
- Qual è la tua paura più grande?
- Quali sono i tuoi sogni e i tuoi incubi ricorrenti?
- Hai vissuto eventi traumatici?
- Qual è la tua routine mattutina?
- Segui qualche rituale prima di andare a dormire?
- Dormi bene oppure soffri d’insonnia?
- Hai qualche superstizione?
- Qual è la persona che ammiri di più?
- Di chi puoi fidarti?
- C’è una persona che detesti?
- Cosa pensano le altre persone di te?
- Quali sono i tuoi migliori pregi? Indicane almeno tre.
- Quali sono i tuoi peggiori difetti? Indicane almeno tre.
- Hai un segreto inconfessabile?
- Qual è la tua sfida, la cosa per cui ti troverai sempre a combattere?
Questo schema può essere fornito dai book coach o dai valutatori di manoscritti ai loro autori, per aiutarli a creare personaggi credibili o a delineare meglio quelli che hanno già costruito. Può essere, inoltre, un valido supporto agli editor che vogliano verificare la completezza nella descrizione dei personaggi di una storia.
Come presentare i personaggi in un libro?
In passato, andava di moda introdurre i personaggi dei libri con una minuziosa descrizione fisica.
Come non ricordare, ad esempio, la presentazione delle quattro sorelle March in Piccole donne?
Nel primo capitolo Louisa May Alcott, strizzando l’occhio alle ‘giovani lettrici’ alle quali ‘piace conoscere l’aspetto dei personaggi’ (per usare le sue stesse parole: ‘As young readers like to know how people look, we will take this moment to give them a little sketch of the four sisters’), fa una dettagliata descrizione dell’aspetto di Meg, Jo, Beth e Amy.
Per il carattere, però, occorrerà aspettare ancora un po’: ‘What the characters of the four sisters were we will leave to be found out’, ci dice l’autrice, che si potrebbe rendere con ‘Quali fossero i caratteri delle tre sorelle, lo lasceremo scoprire più avanti’.
Mostrare (e non raccontare) i personaggi
Il monito di Louisa May Alcott è senza dubbio attuale.
È troppo semplicistico fare la ‘lista della spesa’ di vizi e virtù dei personaggi. Scrivere ‘Fidenzio era un ragazzo aperto, solare, impulsivo e un po’ distratto’ non coinvolge il lettore, non lo rende partecipe delle dinamiche della storia.
Quando incontriamo una persona nella vita reale, non c’è una voce fuori campo che ci dice: ‘Il tuo nuovo capo è ossessionato dal lavoro e maniaco del controllo, ha un carattere rigido e poco incline all’ascolto’. No, purtroppo lo dovremo scoprire noi con il passare del tempo (e non sarà divertente).
Creare personaggi coinvolgenti significa lasciarli liberi di esprimersi e di presentarsi al lettore tramite le loro azioni, i dialoghi e i pensieri.
È il meccanismo della famosa tecnica narrativa denominata Show, don’t tell, ovvero Mostra, non raccontare.
La descrizione fisica
I lettori moderni sono molto diversi dalle ‘giovani lettrici’ citate da Louisa May Alcott. Non amano trovarsi davanti a lunghe e minuziose esposizioni di come sono fatti i capelli, gli occhi, l’ovale del viso, la carnagione, le mani e i piedi del personaggio di turno.
D’altra parte, non fornire le informazioni essenziali all’inizio del libro rischia di essere fuorviante per i lettori: potrebbero immaginare un personaggio biondo per tutta la storia, per poi scoprire solo alla fine che era bruno!
Creare personaggi: no agli stereotipi e alle contraddizioni
Non c’è una regola precisa, quindi: ogni scrittore deve trovare il suo equilibrio e le sue modalità per raccontare l’aspetto esteriore dei personaggi, decidendo se farlo subito o se fare emergere a poco a poco le loro caratteristiche fisiche.
L’importante è evitare soluzioni ‘comode’ e ormai stereotipate, come le famigerate e diffusissime ‘descrizioni allo specchio’ in prima persona (esempio: ‘mi guardai allo specchio e vidi una giovane donna dai lunghi capelli biondi e dai grandi occhi azzurri’).
È decisivo, inoltre, non cadere in contraddizione: se lo scrittore nel primo capitolo ci ha detto che Fidenzio ha gli occhi verdi, non può sostenere che li abbia neri nella scena finale. A meno che non si tratti di Gustave Flaubert, che, nel corso di Madame Bovary, cambiò più volte il colore degli occhi della sua protagonista.
È ovvio che di Flaubert ce n’è uno solo, ma questo esempio ci può trasmettere un insegnamento rilevante: l’importante è che ogni scelta narrativa sia voluta e non frutto del caso!
Non solo personaggi!
La consapevolezza di come si creano personaggi a tutto tondo è soltanto una parte delle competenze che deve possedere un professionista editoriale.
Accanto a solide basi grammaticali e alla padronanza della correzione di bozze, bisogna infatti conoscere i diversi livelli di editing ed essere in grado di sapere quale specifico intervento proporre al cliente, in base alle criticità che presenta il testo.
Se volete approfondire queste tematiche, vi consigliamo l’articolo I diversi livelli di correzione del testo. Buona lettura!