Come scrivere un titolo efficace? Cerchiamo di capirlo con tanti esempi pratici!
Un titolo può influire in maniera decisiva sul destino di un’opera: quante volte ci è capitato di innamorarci a prima vista di un libro sconosciuto solo grazie alle parole in copertina o, al contrario, di lasciarlo da parte perché il suo titolo era poco accattivante, incomprensibile o uguale a mille altri?
Ben lontano dall’essere un dettaglio di poco conto, il titolo è sempre un elemento critico nella realizzazione di un prodotto editoriale, e va quindi valutato con grande cura e considerando molteplici aspetti.
Titoli: chi li sceglie?
Diciamolo subito: gli autori pubblicati dalle case editrici difficilmente hanno carta bianca per la scelta del titolo delle loro opere: possono senz’altro proporre alcune idee, ma l’ultima parola spetterà sempre all’editore, che selezionerà il titolo migliore soprattutto in base alle caratteristiche del suo catalogo e della sua politica commerciale.
La situazione cambia quando l’autore decide invece di autopubblicarsi: in questo caso la scelta del titolo è sempre personale e libera, ma non meno delicata; ecco quindi che l’aiuto di una figura specializzata in grado di vagliare le diverse opzioni può diventare prezioso.
Nel collaborare direttamente con gli autori, infatti, i professionisti editoriali possono fornire una consulenza completa che coinvolga consigli in merito ai contenuti e alle logiche di mercato, e quindi anche alla ricerca di titoli efficaci per le loro opere.
Scopriamo allora le migliori dritte che noi professionisti del libro possiamo offrire ai nostri clienti. Tutto ruota intorno a una prima, fondamentale domanda: si tratta di un libro di fiction o di non-fiction? Questa iniziale distinzione in base al genere letterario ci porterà a seguire due strade molto diverse.
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Titoli per libri fiction: esempi pratici
Se l’esigenza è quella di trovare un titolo a un libro di narrativa, come un romanzo o una raccolta di racconti, le possibilità si diramano in un bivio ulteriore: per trovare il titolo perfetto, si può intraprendere una via commerciale, oppure una via più creativa.
La via commerciale
Nel primo caso, solitamente ci si rifà a titoli di libri già pubblicati, in modo da sfruttare la scia del successo di qualche bestseller. Di recente, per esempio, sono usciti moltissimi libri dal titolo ‘La ragazza che…’ (La ragazza che giocava con il fuoco, La ragazza che giocava a scacchi ad Auschwitz, La ragazza che cancellava i ricordi, La ragazza che aveva sete, La ragazza che legge le nuvole,ecc.).
Un buon metodo, quindi, può essere quello di monitorare le classifiche dei successi più attuali e selezionare 10/20 titoli da cui poi trarre ispirazione.
Va però detto che se appoggiarsi a titoli popolari può avvantaggiare l’opera dal punto di vista del marketing, non si tratta comunque di una tecnica infallibile. Alla lunga, infatti, molti titoli pressoché identici presenti sul mercato possono annoiare il pubblico e, imitandoli, si corre il rischio di ottenere l’effetto contrario: anziché attrarre il potenziale lettore, lo si allontana.
La via creativa
La seconda via invece – quella creativa – punta tutto sull’originalità.
Pensiamo a opere come It e 1984 (o l’ancor più criptico 1Q84): questi titoli attraggono proprio per la loro sintesi, inusuale ed estrema.
All’opposto troviamo titoli esageratamente lunghi, come il recente Jón & le missive che scrisse alla moglie incinta mentre svernava in una grotta & preparava il di lei avvento & dei nuovi tempi, o l’impronunciabile Mia madre musicista è morta di malattia maligna a mezzanotte tra martedì e mercoledì nella metà di maggio mille977 nel mortifero Memorial di Manhattan; in entrambi i casi, è la provocazione a suscitare l’interesse del lettore.
Per comporre un titolo creativo, è anche possibile abbracciare la sfera dell’assurdo e dell’incomprensibile: tutti ricordiamo titoli celebri come Ma gli androidi sognano pecore elettriche? o E morì con un felafel in mano.
In questo caso, però, è essenziale non strafare: l’enigmaticità deve essere solo apparente, perché l’espediente surrealista funziona esclusivamente se il titolo riesce a rispecchiarsi poi nel contenuto e nello stile del libro.
Tuttavia, nemmeno giocare la carta creativa è garanzia di successo: un titolo troppo bizzarro o indecifrabile può fallire nell’attirare il giusto target di lettori. È quindi necessario valutare le diverse proposte con un sapiente equilibrio di inventiva e criterio.
In ogni caso, se con la narrativa è sempre possibile lavorare di fantasia, con la non-fiction i ragionamenti sulla scelta del titolo dovranno essere del tutto differenti.
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Titoli per libri non-fiction: esempi pratici
Un libro di non-fiction – come un saggio, un manuale o una biografia – ha lo scopo di informare i lettori sugli argomenti più disparati. Il suo titolo, quindi, dovrebbe essere quanto più chiaro e coerente rispetto al contenuto.
La sfida, in questo caso, è ideare un titolo che risalti tra quelli degli autori competitor e, allo stesso tempo, attirare l’esatto target di pubblico. Ma non solo: oggi il mercato editoriale è sempre più orientato al digitale e un titolo – o almeno il suo sottotitolo – non potrebbe essere efficace senza contenere le parole chiave per una ricerca online (per esempio, su Amazon).
Nella pletora di titoli non-fiction di successo è possibile individuare alcune formule ricorrenti da cui trarre ispirazione:
- l’apertura in ‘Come’ (per esempio, in Come trattare gli altri e farseli amici), che introduce con chiarezza la promessa fatta al lettore;
- l’esposizione di un metodo definito o di un sistema a step (per esempio, in Le sette regole per avere successo, o 4 ore alla settimana), per mettere subito al corrente il lettore del percorso che affronterà;
- l’uso di un linguaggio informale, in cui ci si rivolge al lettore dandogli del tu (come in Dovunque tu vada, ci sei già), per accorciare le distanze e suscitare fiducia;
- la formula ‘Da/a’ (come in Dal Big Bang ai buchi neri), che riassume in una frase l’intero arco narrativo e getta luce sul traguardo;
- la manipolazione di massime o espressioni famose (per esempio, in Resisto dunque sono) per evocare familiarità e al contempo suggerire l’elemento di novità.
Anche nella saggistica, comunque, sono possibili eccezioni. Pensiamo a titoli in cui gli autori abbandonano la neutralità tipica per suggerire il loro punto di vista, giudicare e anticipare la tesi esposta nel libro, come in Sei pezzi facili/Sei pezzi meno facili.
Non mancano nemmeno le incursioni nella sfera creativa con titoli eccentrici come, per esempio, La mucca viola o L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello. Anche in quest’ultimo caso, però, il principio non cambia: il titolo originale dovrà sempre riflettersi in qualche modo nel contenuto.
È comune, inoltre, affiancare a questo tipo di titoli dei sottotitoli ‘standard’, che illustrano l’argomento del saggio secondo le formule appena descritte.
Come abbiamo visto, le opzioni per la scelta di un titolo efficace sono molte ma non sempre risultano evidenti agli occhi degli autori, che vengono guidati perlopiù dal loro gusto personale e dall’ispirazione del momento.
Tutti noi professionisti editoriali – ghostwriter, editor e persino correttori di bozze – possiamo offrire agli aspiranti scrittori consigli informati per aiutarli nella realizzazione di libri di qualità e di successo sin dalla copertina.
Il mondo dell’editoria è vasto e ricco di sorprese; se siete interessati a scoprirne ogni aspetto, vi invitiamo a dare un’occhiata al blog di Edigho, dove potrete trovare informazioni, news e articoli sempre nuovi e dedicati a chi desidera trasformare la passione per i libri in un vero mestiere!